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sabato 7 febbraio 2009

Ecco un commento...

Caro Marco, leggendo il tuo post "L'Italia? E' un'avanguardia dell'osceno" penso che nei momenti di sconforto a volte pure io mi identifico nell’Italia descritta dallo srittore Gennaro Genna, sono analisi credo dettate dalla rabbia, generate a “caldo", posso comprenderle, ma quello che mi fà storcere il naso è che, guarda un pò il caso anche lui scrive un libro che và ad aggiungersi ai tanti che tirano per la maggiore in questo momento.

Certo che ognuno fa bene a fare il proprio lavoro, lui è scrittore che altro deve fare….però, uno scrittore di solito è un uomo di una certa sopraelevatezza culturale, non uno come me che fa parte del populino, dovrebbe stare un gradino sopra il mio, e non ad additare tutto e tutti……
Può essere che anche lì ci sia lo zampino del profitto? ....mmmmhhh…


Col tuo post “Progresso e Rivoluzione” un po’ ti commenti solo, da una parte Gennaro Genna un signore con la bava alla bocca dalla rabbia, dall’altra Krishna J. che rileva che l’ideologia, le rivoluzioni portate da un’idea, non portano a niente ma solo ad ulteriori divisioni.

Personalmente mi sento un po’ l’uno e un po’ l’altro, e a volte nessuno dei due.

Ho l'impressione, naturalmente la mia impressione, che a noi Italiani ultimamente piace sempre di più fare del vittimismo, scriviamo sulla nostra lavagna tutte le cose che non funzionano, ci piace sottolinearle col gessetto, richiamare l’attenzione anche urlando. Qualche scolaretto attento alla lezione si sveglia dal letargo e poi cosa fa, anche lui si mette ad urlare e a dire questo no, quest’altro no, gli altri invece forse sonnecchiano forse fanno finta di sonnecchiare.
Altri ancora invece cercano con i propri mezzi di capire la motivazione di fondo del nostro malessere culturale, che non riguarda in maniera predominante l’Italia come accenna Genna, basta vedere l’incidenza dei suicidi nel resto dell' Europa, noi non siamo tra i primi posti per fortuna.
E sappiamo bene che non è vero che il tutto è iniziato da quando sono apparse le tv private, quelle semmai hanno contribuito al degrado, ma il fattore scatenante è scattato quando il cosiddetto “progresso tecnologico” è entrato
inarrestabile nella nostra società.



Siamo su un treno che va a trecento Km all'ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c'è il macchinista.

(Carlo Rubbia)

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