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lunedì 20 aprile 2009

Intervallo

...mi prendo un attimino di riposo, non scappo, ma se continuo ad andare a dormire tardi tutte le sere rischio davvero di non connettere più sul serio.
A presto..... :)

venerdì 17 aprile 2009

Considerazioni....

Dopo aver visto pubblicato il post ierisera, eccolo poco dopo, Di Girolamo ad Annozero che replicava le sue parole ad alta voce...
Parole infuocate, che a qualcuno daranno certamente noia, ma che tanti di noi le pensavano e non avevano il coraggio di ammetterle ad alta voce.
Quello che mi sgomenta è che anche queste parole, se pur vere, andranno ad aggiungersi alle altre suscitando altri facili sentimentalismi che non porteranno, credo, a niente.

giovedì 16 aprile 2009

Ma io per il terremoto....



Ma io, per il terremoto...
di Giacomo Di Girolamo

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come ...
... una bestemmia.

E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.


Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera.

Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie.
Ecco, io sono stanco di questa Italia.
Non voglio che si perdoni più nulla.
La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto.
Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica.
Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani.
E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto.
Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c'è.

Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.


Giacomo Girolamo è giornalista ed ha pubblicato questo articolo sul proprio profilo su Facebook...giusto per riflettere, che non fà mai male...

Foto web

martedì 14 aprile 2009

All'aria aperta....

Prima di partire per una vacanza breve o lunga che sia, sono sempre acida e nervosa, devo ricordarmi di prendere tutto e nonostante i miei sforzi riesco sempre a lasciare a casa qualcosa, e come se non bastasse mio marito è quello che vorrebbe partire subito il venerdì pomeriggio due minuti dopo la conclusione della mia giornata (e settimana) lavorativa, cosa assai impossibile, così questo contribuisce ad abbassare la mia soglia di tolleranza verso il mondo intero.

Il tempo di fare un po' di spesa, sistemare alla meno peggio la casa e poi via.... dal momento che mettiamo in moto il nostro camper si parte sempre per una nuova avventura e anche se mi sento un po' stravolta si lasciano alle spalle nervosismi e agitazione.
Stavolta, visto il poco tempo a disposizione (siamo partiti sabato in tarda mattinata) ci siamo spostati di poco, abbiamo fatto ritorno nella zona del Chianti e delle crete Senesi.
Alcuni paesi li avevamo già visitati ma ogni tanto ci piace ritornarci, sono posti che difficilmente lasciano il visitatore indifferente, e penso che se ci sono turisti da tutte le parti del mondo un motivo ci sarà...
Questo poi anche se il tempo è un po' variabile è il periodo migliore per viaggiare, i colori della natura contribuiscono ad arricchire la bellezza dei paesaggi.
A volte sembra di essere proprio in un quadro.
E poi la libertà di essere camperista e di vivere "en plein air" (all'aria aperta, appunto) senza orari, senza mete prefissate, libero di seguire il proprio ritmo senza rendere conto a nessuno.
Liberi per quanto sia possibile anche di vivere in mezzo alla natura lontano dai campeggi, dai luoghi super affollati che di "naturale" hanno ben poco.

Quello che mi piace è che in famiglia a volte su alcune cose non ci troviamo d'accordo (no, non siamo la famiglia Cuore) ma quando mettiamo in moto il nostro camper, riusciamo sempre a metterci in sintonia tutti e tre, difficile non essere in accordo su posti e luoghi da vedere.
Stando insieme in vacanza riusciamo a "ritrovarci", a respirare i nostri ritmi senza condizionamenti esterni, ad essere quelli che siamo, a coccolarci tutti e tre un po' di più e quindi anche a sorridere di più...
Fino a chè non si ritorna a casa e si riprende la quotidianità di tutti i giorni...
:(

venerdì 10 aprile 2009

Ipotesi di felicità


Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. 
E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. 
Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo? 

C. J. McCandless che legge Lev Nikolaevič Tolstoj

Per tutti

Più che un augurio di Buona Pasqua, voglio augurare a tutti un pò di serenità insieme alle vostre persone più care.

A presto...
Pimpinella

martedì 7 aprile 2009

Volti della tragedia


"...Tranquilli spettatori, spiriti intrepidi,
dei fratelli morenti assistendo al naufragio
voi ricercate in pace le cause dei disastri;
ma se avvertite i colpi avversi del destino,
divenite più umani e come noi piangete."


Poema sul disastro di Lisbona

Voltaire
Foto web

venerdì 3 aprile 2009

Sempre lei...

Mi piace troppo, questo è un particolare della foto scattata da me.
Oltre ad avere un bel vestito
mi piace l'espressione del suo viso.
A me sembra che stia per dire "dai, vieni accanto a me,
ci prendiamo una tazza di thè insieme,
raccontami un po' quello che hai fatto in questi giorni..."

mercoledì 1 aprile 2009

La signora con il vestito giallo

La signora con il vestito giallo - Kurzwell Max - 1899 -
Historishes Museum der Stadt Wien - Vienna



Maggio 2007

Sono passati quasi due anni dalla mia visita alla città di Vienna.
Ricordo ancora quell'emozione vibrante che questo quadro ha saputo evocare in me.
Sarà forse il colore giallo, io amo i colori e il giallo è uno dei miei preferiti.


Sempre attuale

Dal Vangelo secondo Matteo 7,1-5

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".

No, non fate quell'espressione... qualsiasi ideologia, filosofia, religione non può non considerare giuste queste parole. Parole semplici ma che molto spesso ci dimentichiamo. 
Umiltà, basterebbe un briciolo di umiltà per capire cosa a volte può esserci dietro alcuni comportamenti, smettere di generare teorie personali che forse non interessano a nessuno, imparare a far scorrere  pensieri che tramuterebbero sicuramente in parole inutili.
Fare silenzio...