Pagine

mercoledì 22 dicembre 2010

Paradosso dell'amore

Ho scoperto il paradosso che se ami fino a soffrire non ci sarà più sofferenza, ma solo amore. 
Che se manca la pace è perché abbiamo dimenticato che apparteniamo agli altri.
Non pensare che l'amore, per essere genuino, debba essere straordinario. C'è solo bisogno di amare senza mai stancarsi. 
(Madre Teresa)
 

lunedì 20 dicembre 2010

Il Natale e l'obbligo della felicità.

A Lima, negli ultimi anni, durante la settimana di Natale la percentuale dei suicidi aumenta del 35%. Le ragioni — dice sul Comercio , il più importante quotidiano peruviano, il direttore dell’Istituto Guestalt, Manuel Saravia Oliver — possono essere fin troppo ovvie. Natale è una celebrazione degli affetti familiari, di una raccolta felicità, e chi se ne sente privo o povero ne soffre certo sempre, ma particolarmente in quei giorni. Giorni in cui si ostenta quel calore che gli manca e la cui mancanza si fa più acuta e talora insostenibile. Quel 35 per cento in più di morti disperati pesa come un dies irae. Chi ha detto che il Natale debba essere un karaoke della felicità, in cui Minnie e Topolino si vogliono eternamente bene, le famiglie sono sempre unite e i buoni sono anche contenti, tutte cose false sia in quella settimana sia nelle altre cinquantuno dell’anno? Il Natale ricorda la nascita di un bambino venuto al mondo nel più grande anche se finora fallito tentativo di portare la pace agli uomini — fallito non per colpa sua, ma perché la pace doveva essere portata, come sta scritto, agli uomini di buona volontà e di questi ultimi se ne vedono pochi. Quel neonato di Betlemme è inoltre destinato, nella sua opera di redenzione, a morire fra tremendi dolori fisici e morali di una morte infame, sulla croce; non promette la felicità, né in pillole né in panettoni, tant'è vero che, vedendo come va il mondo, quel bambino, cresciuto, dirà di essere venuto a portare non la pace, ma la spada. Non è un caso che, a Natale, si pensi sempre meno a lui, sostituito dal faccione paonazzo e svampito di Babbo Natale, giuliva e stolida caricatura della felicità.

mercoledì 15 dicembre 2010

Sognavo di cambiare il mondo ...

Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non avrebbe potuto essere cambiato, così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese, ma anche questo sembrava essere inamovibile. Come crebbi, al crepuscolo della mia vita, in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicino a me. Ma anche questi non volevano niente di tutto ciò. E ora, che sono legato al mio letto di morte, capisco che se solo avessi cambiato per primo me stesso, forse, con l'esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia. Dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei quindi potuto cambiare in meglio il mio paese.
E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.

(dalla tomba di un Vescovo dell'Abbazia di Westminster)

mercoledì 17 novembre 2010

Vivere

A ridere c’è il rischio
di apparire sciocchi;

A piangere c’è il rischio ...
di essere chiamati sentimentali;


A stabilire un contatto con un altro c’è il rischio di farsi coinvolgere;

A mostrare i propri sentimenti
c’è il rischio di mostrare il vostro vero io;


A esporre le vostre idee e i vostri sogni
c’è il rischio d’essere chiamati ingenui;


Ad amare

c’è il rischio di non essere corrisposti;

A vivere
c’è il rischio di morire;


A sperare
c’è il rischio della disperazione e

A tentare
c’è il rischio del fallimento.

Ma bisogna correre i rischi,
perché il rischio più grande nella vita

è quello di non rischiare nulla.


La persona che non rischia nulla,
non è nulla e non diviene nulla.


Può evitare la sofferenza e l’angoscia,
ma non può imparare
a sentire
e cambiare
e progredire
e amare
e vivere.


Incatenata alle sue certezze,

è schiava.

Ha rinunciato alla libertà.


Solo la persona che rischia
è veramente libera.

Leo Buscaglia

venerdì 29 ottobre 2010

Sull'amore e l'odio - Krishnamurti


"Nessuno ti può insegnare ad amare. Se si potesse insegnare l’amore i problemi del mondo sarebbero molto semplici, no?... Non è facile imbattersi nell’amore. È invece facile odiare e l’odio può accomunare le persone... 
Ma l’amore è molto più difficile. Non si può imparare ad amare: quello che si può fare è osservare l’odio e metterlo gentilmente da parte. 
Non metterti a fare la guerra all’odio, non star lì a dire che cosa orribile è odiare gli altri. Piuttosto, invece, vedi l’odio per quello che è e lascialo cadere... La cosa importante è non lasciare che l’odio metta radici nella tua mente. Capisci? 
La tua mente è come un terreno fertile e qualsiasi problema, solo che gli si dia tempo a sufficienza, vi metterà radici come un’erbaccia e dopo farai fatica a tirarla via. Invece, se tu non lasci al problema il tempo di metter radici, allora non sarà possibile che esso cresca e finirà, piuttosto, con l’appassire. 
Ma se tu incoraggi l’odio e dai all’odio il tempo di mettere radici, di crescere e di maturare, allora l’odio diventerà un enorme problema. Al contrario, se ogni volta che l’odio sorge tu lo lasci passare, troverai che la mente si fa sensibile senza diventare sentimentale. 
E perciò conoscerà l’amore."

mercoledì 15 settembre 2010

L'anima dei libri


“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi l'ha scritto e di coloro che l'hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.” 

"L'Ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafón

martedì 27 luglio 2010

A tale sfida bisogna rispondere.

...Più intensa è la sfida, più grande è l’energia necessaria per affrontarla. L’angoscia è questa sfida. A tale sfida bisogna rispondere. Ma se uno risponde fuggendo, cercando conforto, allora dissipa l’energia di cui ha bisogno per affrontarla.
Non vi è scampo; non vi è scampo perché, se uno tenta di fuggire, l’angoscia resta sempre, come un’ombra, come un volto, non lo abbandona mai: perciò restate con essa, senza alcun movimento del pensiero. Se uno fugge, non l’ha risolta; ma se resta con essa, senza identificarsi con essa – perché è quella sofferenza – allora tutta l’energia è presente per affrontare la cosa straordinaria che sta accadendo. Dalla sofferenza viene la passione.

C’è una soluzione, c’è una fine all’angoscia, c’è una fine della paura ... completamente. Soltanto allora vi è la possibilità di conoscere che cos’è l’amore. Uno pensa che imparerà qualcosa dalla sofferenza, che vi è una lezione da apprendere dalla sofferenza. Ma quando osserva la sofferenza in se stessa, senza fuggirne, ma rimanendo totalmente con essa, senza alcun movimento del pensiero, senza nessun sollievo o conforto, ma aggrappandosi completamente a essa, allora vedrà compiersi una strana trasformazione psicologica.
L’amore è passione, che è compassione.
Senza quella passione e quella compassione, con la sua intelligenza, l’individuo agisce in un senso molto limitato; tutte le sue azioni sono limitate.
Dove vi è la compassione, l’azione è totale, completa, irrevocabile.


-Dalla negazione viene il positivo chiamato amore - 1977 -Jiddu Krishnamurti- 





sabato 3 luglio 2010

Responsabilità

...Vedendo tutto ciò, la confusione, la grande infelicità, il senso di enorme malessere, ogni serio indagatore direbbe che è possibile trasformare questa società solo se l'individuo trasforma realmente se stesso, ovvero se si rigenera dalle fondamenta. La responsabilità di questa trasformazione ricade sull'individuo, non sulle masse o sui preti, sui templi o le chiese, ma su ogni essere umano consapevole di questa spaventosa confusione politica, religiosa ed economica.

(Jiddu Krishnamurti -Un modo diverso di Vivere)



venerdì 18 giugno 2010

La parabola della Bianchezza

[...] Immagina di essere in una stanza bianca,

con le pareti bianche, il pavimento bianco,

il soffitto bianco, e niente angoli.

Immagina di essere sospeso in questo spazio bianco da una forza invisibile.

Sei appeso lì, per aria.

Non puoi toccare nulla, non puoi udire nulla,

tutto ciò che vedi è bianco...

Quanto credi di poter «resistere» nella tua esperienza?

"Non molto a lungo... Esisterei, ma non potrei conoscere nulla su me stesso.

Molto presto impazzirei."

Esatto. Lasceresti la tua mente, in modo letterale.

La mente è quella parte di te che ha il compito di ricavare un senso da tutti i dati che riceve

e senza dati in arrivo non ha nulla da fare.

Ora, nel momento in cui vai «fuori di testa», cessi di esistere nella tua esperienza.

Ovvero, cessi di sapere qualunque cosa specifica su te stesso.

Sei piccolo?

Sei grande?

Non puoi saperlo,

perché non c'è nulla al di fuori di te con cui compararti.

Sei buono?

Sei malvagio?

Non puoi saperlo.

Non puoi neppure sapere se sei davvero lì,

perché non hai punti ci riferimento.

Puoi concettualizzare, certo, ma non puoi sperimentare nulla.

Poi accade qualcosa che cambia tutto...

Appare un puntino sulla parete,

come se qualcuno lo avesse disegnato con una penna stilografica.

Nessuno sa realmente come ha fatto quel punto ad arrivare lì,

ma non ha importanza, perché è ciò che ti ha salvato...

Ora ci sei tu, e c'è il Punto Sulla Parete.

Improvvisamente puoi di nuovo prendere delle decisioni,

puoi di nuovo fare delle esperienze.

Il punto è lì, e ciò significa che tu devi essere qui.

Il punto è più piccolo di te, quindi tu sei più grande di lui.

Puoi cominciare di nuovo a definirti, in rapporto al Punto Sulla Parete.

Il tuo rapporto con il punto diventa sacro, perché è stato lui a restituirti un senso di te stesso...

Ora nella stanza arriva un gattino.

Tu non sai chi sta provocando questi eventi,

ma sei contento, perché ora puoi prendere altre decisioni.

Il gatto sembra più morbido di te.

Ma tu sembri più intelligente (almeno a volte!).

E sei più forte.

Nella stanza cominciano ad apparire altre cose e tu inizi a espandere la tua definizione di Te Stesso.

Poi... finalmente comprendi:

Solo in presenza di qualcos'altro puoi conoscere te stesso.

Questo qualcos'altro è ciò che tu non sei.

Perciò:

in assenza di ciò che Non Sei...

ciò che Sei... non é.

Hai ricordato un'enorme verità e assumi l'impegno di non dimenticarla mai più.

Ricevi a braccia aperte tutto ciò che arriva nella tua vita: persone, luoghi, cose.

Non rifiuti nulla,

perché ora sai che tutto ciò che appare nella tua vita è una benedizione:

ti offre una nuova opportunità di definire chi sei e di conoscerti in quel modo.


da Amicizia con Dio
di Walsch Neale (Sperling e K.)

mercoledì 26 maggio 2010

Non ho bisogno di denaro.

Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di ...fiori detti pensieri, di rose dette presenze,
di sogni che abitino
gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle
che mormorino all'orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e da' colori nuovi


A.Merini



sabato 10 aprile 2010

Ode alla vita - Alda Merini


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Martha Medeiros

venerdì 19 marzo 2010

Heroes - Genesi - L'inizio

"Da dove viene questo bisogno, 
quest'ansia di risolvere i grandi misteri della vita...

Quando anche la più semplice delle domande non ha
risposta: "Perché esistiamo?", "Che cos'è l'anima?",
"Perché sogniamo?".
Forse sarebbe più comodo fare finta di niente,
voltarsi dall'altra parte.

Ma non è nella natura umana.
Non è per questo che siamo qui". 

(tratto da HEROES - Peter Petrelli)

domenica 7 marzo 2010

L'eleganza del riccio - citazione 11

È al contrario, non bisogna affatto dimenticare. Non bisogna dimenticare i vecchi con i corpi putrefatti, i vecchi vicinissimi a quella morte a cui i giovani non vogliono pensare (e così affidano alla casa di riposo il compito di accompagnare i genitori alla morte per evitare scenate o seccature), la gioia inesistente di quelle ultime ore che bisognerebbe gustare fino in fondo, e che invece subisci rimuginando nella noia e nell’amarezza. Non bisogna dimenticare che il corpo deperisce, che gli amici muoiono, che tutti ti dimenticano e che la fine è solitudine. E neppure bisogna dimenticare che quei vecchi sono stati giovani, che il tempo di una vita è irrisorio, che un giorno hai vent’anni e il giorno dopo ottanta. Colombe crede che è possibile “affrettarsi a dimenticare” perché la prospettiva della vecchiaia per lei è ancora lontanissima, come se la cosa non la riguardasse. Io ho capito molto presto che la vita passa in un baleno, guardando gli adulti intorno a me, sempre di fretta, stressantissimi dalle scadenza, così avidi dell’oggi da non pensare al domani… In realtà temiamo il domani solo perché non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi, non so se ho reso l’idea.
Quindi non bisogna affatto dimenticare. Occorre vivere con la certezza che invecchieremo e che non sarà né bello né piacevole né allegro. E ripetersi che ciò che conta è adesso: costruire, ora, qualcosa, ad ogni costo, con tutte le nostre forze. Avere sempre in testa la casa di riposo per superarsi continuamente e rendere ogni giorno imperituro. Scalare passo dopo passo il proprio Everest personale, e farlo in modo tale che ogni passo sia un pezzetto di eternità.
Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita.

L'eleganza del riccio - Muriel Barbery



venerdì 5 marzo 2010

L'eleganza del riccio - citazione 10

Gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio. E' una cosa terribile, perché in definitiva siamo soltanto dei primati programmati per mangiare, dormire, riprodurci, conquistare e rendere sicuro il nostro territorio, e quelli più tagliati per queste cose, i più animaleschi tra noi, si fanno sempre fregare dagli altri, cioè da quelli che parlano bene ma che non saprebbero difendere il proprio giardino, portare a casa un coniglio per cena o procreare come si deve. Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. E' un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di perversione, di contraddizione profonda.

L'eleganza del riccio - citazione 9

Forse essere vivi 
è proprio questo: 
andare alla ricerca 
degli istanti che muoiono.

L'eleganza del riccio - citazione 9

"Su una cosa però siamo d'accordo:

l'amore non deve essere un mezzo,

l'amore deve essere un fine."

L'eleganza del riccio- citazione 8

 Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri, e in quei momenti mi chiedo sempre perché questa non possa essere la regola quotidiana, invece di un momento eccezionale del coro.
 Quando il coro s'interrompe tutti quanti, con i volti illuminati, applaudono i coristi raggianti. 
È così bello. 
In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto.

L'eleganza del riccio - citazione 7

  E molte persone hanno una specie di bug: credono che l'intelligenza sia un fine.



  Hanno un'unica idea in testa: essere intelligenti, e questa è una cosa stupidissima. 




  E quando l'intelligenza crede di essere uno scopo, funziona in modo strano: non dimostra la sua esistenza con l'ingegno e la semplicità dei suoi frutti, bensì con l'oscurità della sua espressione.

L'eleganza del riccio - citazione 6

Madame Michel ha l'eleganza del riccio: 
fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.


L'eleganza del riccio - citazione 5

Per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e vede oltre. 
Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo.
Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all'incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci.
Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi, che stiamo soli nel deserto, potremmo impazzire. (...)
Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare.



 

L'eleganza del riccio - citazioni 4

C'è talmente tanta umanità in questa capacità di amare gli alberi, talmente tanta nostalgia dei nostri primi stupori, talmente tanta forza nel sentirsi così insignificanti in mezzo alla natura... sì, è proprio questo: l'evocazione degli alberi, della loro maestosità indifferente e dell'amore che proviamo per loro da un lato ci insegna quanto siamo insignificanti, cattivi parassiti brulicanti sulla superficie terrestre, dall'altro invece quanto siamo degni di vivere, perché siamo capaci di riconoscere una bellezza che non ci è debitrice.

L'eleganza del riccio - citazioni 2

La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso in una boccia.

Mi chiedo se non sarebbe più semplice insegnare fin da subito ai bambini che la vita è assurda.


Questo toglierebbe all'infanzia alcuni momenti felici, ma farebbe guadagnare un bel po' di tempo all'adulto-senza contare che si eviterebbe almeno un trauma, quello della boccia.

L'eleganza del riccio - citazioni 1

Nei momenti supremi la verità deve pur venire a galla. [...] 
Tutti noi, quando non abbiamo più vie di uscita, dobbiamo affrontare il destino in cui siamo imprigionati, e all'epilogo essere quello che siamo sempre stati nel profondo, qualunque fosse l'illusione in cui ci siamo voluti cullare.

L'eleganza del riccio - citazioni

Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando.
È l'effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte.

Considerazioni.

Se consideri la vita come una competizione, ciascuna delle tue sconfitte ti causerà una dolorosa delusione.
Se consideri la vita ascoltando quello che gli altri dicono di te, non sentirai più i segreti dei tuoi talenti.
Se consideri la vita come il colore dei tuoi capelli e quello della tua pelle, sarai triste quando il cielo sarà grigio.
Se consideri la vita come una popolarità da conquistare, sentirai la noia e il vuoto quando ti ritroverai di fronte a te stesso.
Non considerare la vita come un conto in banca da aumentare, una promozione da meritare, una casa da pagare, un’automobile da riparare o abiti da comprare.
Non perdere la tua vita nel consumarla; essa non ha prezzo quando la sai gustare.
Conserva sempre una bella immagine di stesso, poiché è la finestra attraverso la quale vedi veramente la vita.
Essa ti parrà sempre meravigliosa se è colorata dalla fiducia delle tue forze, da relazioni significative intessute della qualità della tua presenza e dall’amore donato e ricevuto.



domenica 24 gennaio 2010

Flettiti e resterai integro.

Flettiti e resterai integro, piegati e ti raddrizzerai, svuotati e sarai colmato, consumati e ti rinnoverai, abbi poco e riceverai molto, abbi molto e sarai confuso. Perciò il saggio abbraccia l'Uno ed è di esempio al mondo. Non si mette in mostra e perciò risplende, non si giustifica e perciò viene riconosciuto, non si vanta e perciò emerge, non si identifica con le sue opere e perciò dura.E' perchè non compete che nessuno può competere con lui. Questo significa il detto degli antichi:"Flettiti e resterai integro". Non sono vuote parole. E verso colui che è integro ogni cosa fluisce spontaneamente.  Lao Tzu

sabato 16 gennaio 2010

Goditi il silenzio...


...Tutto ciò che ho sempre voluto

Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno

È qui nelle mie braccia

Le parole sono davvero superflue...
Depeche Mode - Enjoy the Silence