Pagine

mercoledì 25 febbraio 2009

La conoscenza della Conoscenza...

E un uomo disse:
Parlaci della Conoscenza.

E lui rispose dicendo:

Il vostro cuore conosce nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti.

Ma il vostro orecchio è assetato dal rumore
di quanto il cuore conosce.

Vorreste esprimere ciò che avete sempre pensato.

Vorreste toccare con mano il corpo nudo dei vostri sogni.

Ed è bene che sappiate:

La fonte nascosta della vostra anima

dovrà necessariamente effondersi e fluire
mormorando verso il mare;

E il tesoro della vostra infinita profondità
si mostrerà ai vostri occhi;

Ma non con la bilancia valuterete questo sconosciuto tesoro;

E non scandaglierete con asta o sonda le profondità
della vostra conoscenza.

Poiché l'essere è un mare sconfinato e incommensurabile.

Non dite: "Ho trovato la verità",ma piuttosto:

"Ho trovato una verità".

Non dite: "Ho trovato il sentiero dell'anima",ma piuttosto:

"Ho incontrato l'anima in cammino sul mio sentiero".

Poiché l'anima cammina su tutti i sentieri.

L'anima non procede in linea retta,
e neppure cresce come una canna.

L'anima si schiude,come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.

Kahlil Gibran
Foto web

sabato 21 febbraio 2009

Carnevale tutto l'anno

Riporto un interessante articolo sul Carnevale, pubblicato sul "La Nazione" di qualche giorno fà.
"Il Carnevale oggi è una festa che non ha più senso, che non è più sentita.
Tant’è che la maggioranza delle persone non sa quando inizi e quando finisca.

Perché da noi, ormai, è carnevale tutto l’anno.

Prima che si affermasse l’attuale modello di sviluppo, basato essenzialmente sull’economia, sul mercato, sul consumo, la società preindustriale europea era impregnata di forti valori, religiosi ma non solo, e aveva quindi regole rigide.


Il Carnevale era un’utile valvola di sfogo per liberare, canalizzandola in un periodo preciso e quindi mantenendola sotto controllo, l’aggressività che c’è in ciascuno di noi e che non deve essere eliminata del tutto perché ha un valore vitale. Tutte le società preindustriali hanno conosciuto istituti analoghi. Fra gli Ashanti, tribù guerriera, era stata ritualizzata una settimana in cui ognuno poteva dire al suo vicino, ma anche al Re, cosa pensava di lui, anche insultandolo e ingiuriandolo senza patire alcuna conseguenza. Passata la settimana tutto rientrava nella normalità. Era il loro Carnevale per canalizzare l’aggressività e mantenere la coesione del gruppo quando l’aggressività non poteva essere scaricata all’esterno, in una guerra. La stessa funzione aveva il carnevale europeo.

Ma nella società del consumismo coatto (”bisogna stimolare in consumi per aiutare la produzione”), del permissivismo obbligatorio, della trasgressione elevata a sistema, che senso può conservare il Carnevale?
Che senso ha il “sabato grasso” se ogni giorno è grasso?
E’ la storia del pollo di quando eravamo bambini. Allora mangiare pollo era un avvenimento, una festa, non può più esserlo oggi che possiamo mangiarlo tutti i giorni.
Dice Eraclito “è la privazione che rende piacevole la sazietà”.
E’ il tabù che dà significato alla trasgressione.
Ha senso trasgredire, una tantum, se c’è qualcosa da trasgredire.
Noi abbiamo dimenticato questi principi elementari.
Viviamo in un’orgia permanente, di tutto, di oggetti, di immagini, di parole, di suoni, di stimoli. Siamo, come l’ultima Roma, come la Bisanzio del nostro immaginario, una società in piena decadenza, devitalizzata, debosciata. Priva di valori, che non siano quantitativi e mercantili.
Ecco perché la gioiosa trasgressione del Carnevale non ha più senso."
Massimo Fini

Facciamo un po' di gossip?

Rieccomi qui, non so bene neanch’io perché, la tentazione di non postare più è tanta, ma vediamo un po’....

Innanzi tutto voglio fare un po’ di gossip, perché no…soprattutto per quelli che mi conoscono in “carne ed ossa”.

Ogni tanto qualcuno dei miei amici a cui ho dato l’indirizzo del mio blogghettino mi domanda “…oh, ma chi è l’anonimo che ti scrive i commenti?” “Ma perché ti ha scritto così?” e soprattutto mi chiedono “…ma è un uomo o una donna?…" ;)

A questo punto parte la mia risata, perché penso che un uomo, proprio per le caratteristiche proprie maschili, non credo che si metterebbe a puntualizzare così com’è successo.

No, non è un uomo, mi dispiace per voi, mi immagino che qualcuno abbia pensato ad un amante arrabbiato :) , no, spiacente, è semplicemente una persona di sesso femminile con cui ho condiviso tramite un forum su Internet, un periodo non proprio bello della mia vita. Un’amicizia virtuale, chiamiamola così.

Il perché scrivesse come anonimo, non saprei, probabilmente per lo stesso motivo perché non dà mai il suo indirizzo di posta elettronica, per essendo una navigatrice esperta del web.

A parte questo particolare è stata un’amicizia strana, ma sincera, io sono sempre stata me stessa, così quando ci sentivamo al telefono o per SMS.

Poi ho avuto la bella idea di darle l’indirizzo del mio blog, magari per avere un qualcosa in più per sentirci più vicine.

Ahimè, qualcosa si è incrinato, forse i miei ottimismi, magari a volte un po’ sforzati, hanno urtato la sua sensibilità, non tutti siamo uguali e se in un altro periodo ho manifestato altro tipo di sentimento non è detto che io adesso sia cambiata e diversa.

Peccato che io non corrisponda più alle sue aspettative.


Più che vado avanti e più che mi accorgo che il blog è un’arma a doppio taglio.

All’inizio, pensando di fare una cosa giusta ho dato l’indirizzo anche a persone con cui condivido qualcosa, ma non sò se lo rifarei, non sono riuscita ad "avvicinarmi" a nessuno e nessuno si è "avvicinato" a me, quindi non è servito a niente.

Amici in lontananza che si facevano vivi via mail non per raccontarsi di sé, ma magari con una catena di quelle che la devi inoltrare a 10 amici in 3 minuti, ecco loro, proprio hanno fatto finta di niente e adesso non mi inviano neanche più le catene. (grazie!)

Inoltre adesso, ho “l’ansia da prestazione”...

A volte se scrivo qualcosa di leggero, mi sembra di essere superficiale e retorica.

Se scrivo, o vorrei scrivere qualcosa di più impegnativo, mi sembra di essere troppo seria e pesante.

Se poi osservo il livello culturale dei bloggers che ci sono a giro, allora si che mi spavento.

Io, ahimè sono una persona semplice, non ho studiato come avrei voluto e dovuto e adesso mi ritrovo con i miei mezzi a cercare di riprendere il tempo perso.

Io non voglio sembrare quella che non sono.

Non mi ritengo una persona colta, ma ci vorrei diventare, a modo mio però.

E se scrivo qualcosa è anche perché mi rimanga bene in mente.

Non è detto poi che lo metta in pratica. :)

martedì 10 febbraio 2009

Uffa

Sta diventando tutto assurdo.
Siamo diventati così ingarbugliati con i nostri pensieri, che ci vergogniamo a dire quali sono i nostri desideri più veri.

Perchè noi dei tempi moderni, siamo così avanti che è diventato ridicolo fermarsi davanti ai sogni, e quindi occorre smettere di fare retorica, dobbiamo essere lucidi, lucidissimi.
Può essere, forse sto sbagliando tutto, sto andando in una direzione sbagliata, magari sto soffocando in qualche modo le mie "ombre", oppure il mio può essere un modo per non affrontare la realtà come questo mondo esigerebbe.
Però adesso sono stanca, passo di qui per riposarmi, come quando camminiamo lungo un sentiero.
Mi piace fermare il tempo, mi riposo, mi siedo su un bel sasso accogliente, magari bevo ad una fonte, riprendo il mio cammino e intanto ascolto il sottofondo della natura, il rumore dei miei passi, osservo il colore dei fiori, odoro, tocco, se ho voglia canto pure.....
Cosi' voglio che sia sempre la mia vita, voglio emozionarmi ancora davanti agli spazi infiniti, davanti ad un bel fiore, alla luna piena, ad un arcobaleno, ad un quadro, ad una fotografia, ascoltando una musica, una poesia...
Ma voglio sapermi emozionare anche di fronte alle cose negative alle quali spesso nella vita andiamo incontro senza volerlo, proprio per permettermi di apprezzare poi in un secondo momento le cose positive con più pienezza.
Il problema è che vorremmo essere puri come i bambini, ma poi per qualche dannato motivo complichiamo la vita anche solo per il piacere di complicarla, dimenticando così il modo per entrare in sintonia con le cose più semplici.

Marco, grazie di avermi fatto leggere questo post - (Barlume).

sabato 7 febbraio 2009

Discorso di speranza

Domenica scorsa ho sentito in televisione un giornalista che ha letto questo discorso fatto da Obama prima di essere eletto presidente degli Stati Uniti.
L'ho cercato su Internet e alla fine sono riuscita a trovarlo.
Volevo condividere queste parole con voi.
A me fanno bene al cuore.
Chissà se porteranno a qualcosa....

«Sono persuaso che ogniqualvolta esageriamo o demonizziamo,
caricaturiamo o siamo arroganti,
siamo condannati alla sconfitta.
Se rendiamo sciocco il dibattito politico,
perdiamo.
È la caccia alla purezza ideologica,
l'ortodossia rigida e la eterna prevedibilità del dibattito
che ci impedisce di vedere le sfide che abbiamo davanti.
Siamo stretti nella camicia di forza di o noi o loro...
con la discussione che è diventata uno sport agonistico,
la politica triviale dello scontro,
i leader gladiatori con la pancetta e l' opinione pubblica ridotta a tifosi sulle curve.
Ci dipingiamo le facce con i nostri colori e colpiamo l'altra squadra sotto la cintura,
tanto conta solo vincere...
Gli elettori non sono maschere caricaturali...
aspettano una politica che abbia la maturità di sognare ma restare realista,
che sappia proporre e accettare i compromessi
e ammettere che anche i rivali possono avere ragione.

Non si tratta più di destra o sinistra, progressisti e conservatori,
ma della differenza tra dogma e senso comune,
tra i principi che contano davvero e le posizioni del momento»

Barack Obama

Ecco un commento...

Caro Marco, leggendo il tuo post "L'Italia? E' un'avanguardia dell'osceno" penso che nei momenti di sconforto a volte pure io mi identifico nell’Italia descritta dallo srittore Gennaro Genna, sono analisi credo dettate dalla rabbia, generate a “caldo", posso comprenderle, ma quello che mi fà storcere il naso è che, guarda un pò il caso anche lui scrive un libro che và ad aggiungersi ai tanti che tirano per la maggiore in questo momento.

Certo che ognuno fa bene a fare il proprio lavoro, lui è scrittore che altro deve fare….però, uno scrittore di solito è un uomo di una certa sopraelevatezza culturale, non uno come me che fa parte del populino, dovrebbe stare un gradino sopra il mio, e non ad additare tutto e tutti……
Può essere che anche lì ci sia lo zampino del profitto? ....mmmmhhh…


Col tuo post “Progresso e Rivoluzione” un po’ ti commenti solo, da una parte Gennaro Genna un signore con la bava alla bocca dalla rabbia, dall’altra Krishna J. che rileva che l’ideologia, le rivoluzioni portate da un’idea, non portano a niente ma solo ad ulteriori divisioni.

Personalmente mi sento un po’ l’uno e un po’ l’altro, e a volte nessuno dei due.

Ho l'impressione, naturalmente la mia impressione, che a noi Italiani ultimamente piace sempre di più fare del vittimismo, scriviamo sulla nostra lavagna tutte le cose che non funzionano, ci piace sottolinearle col gessetto, richiamare l’attenzione anche urlando. Qualche scolaretto attento alla lezione si sveglia dal letargo e poi cosa fa, anche lui si mette ad urlare e a dire questo no, quest’altro no, gli altri invece forse sonnecchiano forse fanno finta di sonnecchiare.
Altri ancora invece cercano con i propri mezzi di capire la motivazione di fondo del nostro malessere culturale, che non riguarda in maniera predominante l’Italia come accenna Genna, basta vedere l’incidenza dei suicidi nel resto dell' Europa, noi non siamo tra i primi posti per fortuna.
E sappiamo bene che non è vero che il tutto è iniziato da quando sono apparse le tv private, quelle semmai hanno contribuito al degrado, ma il fattore scatenante è scattato quando il cosiddetto “progresso tecnologico” è entrato
inarrestabile nella nostra società.



Siamo su un treno che va a trecento Km all'ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c'è il macchinista.

(Carlo Rubbia)

venerdì 6 febbraio 2009

Media

La demonizzazione dell'avversario nasconde le debolezze
e le mancanze di prospettiva dei nostri argomenti,
se le nostri ragioni anzichè portare al consenso finiscono con l'isolarci,
falliremo, e di solito a chi diamo la colpa di questo fallimento?
Ai mass media , ai giornali, alla televisione.

Hans Magnus Enzesberger

Opzioni per un poeta

Con parole diverse
dire la stessa cosa,
sempre la stessa.
Sempre con le stesse parole
dire una cosa del tutto diversa
o la stessa in modo diverso.
Molte cose non dirle,
o dire molto
con parole che non dicono niente.
Oppure tacere in modo eloquente.

Hans Magnus Enzeberg



domenica 1 febbraio 2009

Il dolore degli altri

Quando il male travolge la vita di qualcuno che mi stà vicino, ecco ritorna puntuale la solita domanda, come posso fare e cosa posso dire per sollevare le pene altrui.
Di solito preferisco non dire niente, un po' dovuto al mio innato pragmatismo poiché non credo ai soliti discorsi di convenienza e alle parole che non portano a niente, sdrammatizzare poi su certe cose per carità, così preferisco parlare il meno possibile.
Il dolore delle altre persone per quanto uno si possa impegnare, non lo si potrà mai comprendere, se non si è già sperimentato sulla propria pelle nella stessa misura.
L'unica cosa forse è stare in silenzio vicini, fare sentire la nostra presenza.
Ma quanto è difficile quando un'amica mi dice che preferirebbe morire piuttosto che andare avanti, lei che fino a tre anni
era la forza della natura, poi infine stroncata da un ictus a 38 anni.
Adesso si ritrova giorno per giorno a fare i conti con la sua dannata parte destra la quale non risponde più come dovrebbe.
Una continua lotta per riacquistare la parola, la lettura, la gamba e il braccio destro.
Qualcosa devo dirle però ma come posso dare significato alle mie parole se capisco già che scivoleranno via come acqua su una lastra di marmo.
Provo a mettermi nei suoi panni, si, forse vorrei morire anch'io al posto suo.

Qualsiasi cosa che io diro' sarà comunque una bugia.

Trattamento di bruttezza

Sorrido, in questi giorni andando a fare la spesa al supermercato oppure prendendo un caffè al bar, alcune persone spudoratamente mi guardano almeno due volte.
Anche quando mi fermo al semaforo, il conducente dell'automobile vicina, mi guarda e poi... lo scatto della testa, ecco che mi riosserva ancora come se avesse tralasciato prima qualcosa.
Devo essere un fenomeno da baraccone.
Dieci anni mi sarei chiusa in casa, è proprio vero, con l'avanzare dell'età certe cose diventano meno importanti e se adesso sembro davvero un po' effetto "animalier" me ne frego, anzi ci rido sopra.
Ho fatto un trattamento di bruttezza...giuro, non sto scherzando....a quelli che incontro racconto che ho già pensato a mascherarmi per Carnevale da "dalmata".
Tranquillizzo quelli che mi conoscono in carne ed ossa, non ho fatto niente di particolare, la mia dermatologa mi ha solamente convinto a eliminare le piccole macchie sul viso dovute all'abbronzature selvagge di gioventù, tutto qui.
Questione di quindici giorni, poi passa tutto, spero.....