In risposta al post di Marco, "Il bene per l'anima"
Se non puoi cambiare il mondo, cambia te stesso
di Francesco Alberoni
Per affrontare la vita e i suoi problemi occorre possedere due virtu' opposte. La prima e' la capacita' di modificare il mondo esterno in modo che risponda alle nostre esigenze. La seconda e' la capacita' di adattarci all' ambiente, cambiando noi stessi, i nostri programmi, il nostro modo di pensare.
Incominciamo dalla prima.
Per modificare il mondo esterno bisogna mettercela tutta, inventare, escogitare sempre nuove soluzioni, perche' la realta' e' dura, imprevedibile. Ce ne accorgiamo anche nel piu' semplice lavoro manuale come cucinare. Non basta buttare nella pentola quello che abbiamo sottomano, dobbiamo avere gli ingredienti adatti, metterli nelle dosi giuste, al momento opportuno, alla temperatura richiesta. Se ci manca anche solo il sale, e' come se ci mancasse tutto, dobbiamo procurarcelo. Figuriamoci allora l' enorme massa di problemi che ci aspetta quando decidiamo di sposarci e di avere dei figli. Dovremo occuparci di loro, ogni giorno, della loro salute, dello studio, degli amici, dei giochi, dei dolori, delle ansie, delle loro difficolta' . Questo finche' viviamo. O l' enorme impegno che richiede fare bene il proprio lavoro, anche quello che sembra cosi' semplice come il venditore.
Per modificare il mondo esterno dobbiamo avere fiducia in noi stessi e ottimismo. Tutte le persone che hanno realizzato grandi opere avevano fede e sono riuscite a trasmetterla ai propri collaboratori. Dobbiamo percio' sempre mettercela tutta, fino in fondo.
Eppure ci sono sempre dei momenti in cui dobbiamo cambiare atteggiamento. Rinunciare, accettare le circostanze, adattarci all' ambiente. E' sempre molto difficile capire quando passare da un atteggiamento all' altro. Quando dobbiamo continuare ad agire sul mondo con tutte le nostre forze, senza farci afferrare dal dubbio, e quando, invece, e' venuto il momento di rinunciare, di adattarci. In quale momento Napoleone avrebbe dovuto capire che non poteva piu' resistere a Mosca ma ritirarsi su posizioni sicure? Molta gente oscilla tra la fede cieca e la disperazione, fra una certezza senza fondamento e una sfiducia immotivata. Si salva solo chi, pur sapendo alimentare una fede ardente, e' pronto, nel suo cuore, ad accettare una sorte diversa, un diverso modo di essere. Ciascuno di noi deve operare come un imprenditore, che ce la mette tutta per affermare il suo prodotto. Pero' sa che il mercato e' volubile, che sono possibili i rovesci di fortuna e vi si prepara. Questo non gli impedisce di battersi con tutte le sue forze. Ma stando attento ai segnali di pericolo. E quando questi diventano troppo minacciosi, ridimensiona i suoi piani. Se si e' esposto troppo, cede una parte delle sue azioni, riduce perfino il suo tenore di vita. Nel frattempo, inventa nuovi prodotti e nuovi modi di parlare al pubblico. L' adattamento e' un lavoro su noi stessi, sulla nostra mente, sui nostri sentimenti. Quando cadiamo ammalati dobbiamo accettare l' immobilita', subire operazioni dolorose, ma anche resistere alla paura e conservare il nostro animo sereno. Quando cambiamo lavoro, citta', Paese, dobbiamo capire il mondo che ci circonda, impararne la lingua, adeguarci alla sua diversita', con pazienza e tenacia. Se ci sentiamo smarriti dobbiamo resistere allo sconforto.
L'adattamento percio' richiede altrettanta tenacia, altrettanta forza d' animo, altrettanta fede che trasformare la realta' esterna.
1 commento:
Sono completamente d'accordo. Vorrei aggiungere che tutto questo si può fare meglio se viviamo in una dimensione di sano e caldo amore per noi, per gli altri e per il mondo, accogliendo anche le parti meno brillanti di noi e degli altri, accettando anche di avere momenti di sconforto o di depressione, che fanno parte del gioco, ma NON sono tutto il gioco.
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