Lascialo andare, qualcuno mi diceva, così come è venuto, ignoralo, piano, lentamente, come piano e lentamente è entrato nella tua vita, non può svanire in un attimo se in un attimo non ti è apparso.
Vai alla guerra, qualcun altro mi diceva, rendi densa l’esistenza altrui per quanto puoi, come densa hanno reso la tua, affonda il coltello nelle ferite, potresti vedere svanire dai loro volti ghigni di superbia e arroganza e trasformarli in cupa sofferenza.
Gioco con la mia folla, ci cammino sopra, oltrepassato oramai il limite del non ritorno, niente ha più senso se non lasciare le voci fuori da me. Piove sul bagnato, è vero, ma mi ricordo che sono nata in mezzo ad una tormenta. Questa cosa in fondo non mi appartiene, a tal punto che non può esistere, chiudo gli occhi, quindi e vado avanti. Consapevolmente sollevata sapendo che la visione di un brutto film non può intaccare il mio spirito libero.
Che la regia composta da streghe, fanti e saltimbanchi, faccia quello che gli pare, nessuna scusa e nessun perdono per chi ha chiuso anche l’ultima porta di accesso alla redenzione, il perdono.
D’altronde, se esiste il carnefice esiste anche la vittima, ma se la vittima ignora di essere vittima, il carnefice cosa fa?
7 commenti:
Ci sono carnefici che ignorano di esserlo sai?
E altri che fanno finta di ignorarlo.
Certo. L'ho capito, purtroppo per loro.
Di sicuro, purtroppo per me.
Stop ai condizionamenti. Ancora più che mai, ancora più di prima. Nessuna aspettativa, come sempre del resto. E poi oltre, dove nessuno ha interessi. Forse si può vivere anche così.
Non si tratta forse di carnefici e di vittime ma di un gioco. Mi sa che si va chiamandolo VITA
Un gioco non è mai a senso unico.
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