giovedì 5 luglio 2012
Ma il partner va nell'indifferenziato ?
In risposta al post di Nicole.
http://ladonnaconlafinestrasulmare.blogspot.it/2012/07/smossa.html
Cara Nicole, noi ci conosciamo già da tempo.
La domanda che ti ho fatto, chiedendoti se hai figli, era provocatoria, lo so che non li hai. Non per irrritarti, non per fare una considerazione personale sulla tua persona, non è un deprezzamento non avere figli.
Tempo fa, se ti ricordi in un commento ti avevo scritto che l'importante è che una persona sia "albero".
Non importa quali saranno i suoi frutti, l'importante è dare vita, generare qualcosa di nuovo.
Si può essere madri in mille maniere.
Però ti faccio un esempio un po' stupido ma pratico che renda bene l'idea.
Se un tuo amico ti racconta che soffre per un tumore al cervello, potrai provare tutti i sentimenti di questo mondo, ma non potrai mai capire il malessere psico-fisico di questa persona. Potrai stare male per lui, ma non sei lui, e questo è un dato di fatto.
Se parliamo di figli, quelli in carne ed ossa per intenderci, non credo che chi non ha portato in grembo un figlio, lo ha partorito e lo ha visto crescere possa capire di che cosa stiamo parlando.
E' matematicamente impossibile.
Non è detto che una donna con i figli sia meglio di una che non ha figli, è solo semplicemente diversa. E automaticamente non credo che arrivi a comprendere cosa è disposta a fare una donna per il proprio figlio.
Certo che si potrebbe parlare all'infinito di madri che mettono al mondo figli solo per il il lor piacere personale, per un amore che definirei "egoistico", ma questo è un altro capitolo.
La separazione dei genitori, ai figli non è mai piaciuta e giriamola come ci pare, sempre un trauma è.
Esistono coppie di cattivi mariti e moglie, ma di bravissimi genitori, come l'esatto contrario. Non dimentichiamoci che il genitore perfetto non esiste, e anche questo è un altro dato di fatto.
Esistono coppie che si amano pur litigando continuamente, perché quello, è il loro modo di interagire "normalmente", un loro linguaggio, discutibile quanto vuoi, ma anche qui valenti psichiatri potrebbero dire la sua e confermare quanto scritto sopra.
Esistono pure coppie che non si amano più e si cornificano a "tutta anda", senza farsi nessun scrupolo di coscienza, riempiendosi di sorrisi, coccoline, regalini, spesso ogni volta dietro un senso di colpa.
Non dobbiamo nasconderci dietro i figli, certo che no, ma si fa di tutto per salvare il salvabile, perché purtroppo siamo nell'epoca dello "sfanculamento" facile, come lo hai definito tu.
Direi che siamo in piena epoca "schettiniana" del "vabbuò", si scappa di fronte ad un pericolo, si lascia l'altro nella "cacca" e chi se frega se la nave va a fondo.
Nessuno ha più voglia di durare fatica, ci si innamora e dopo un po', perchè il "cuore non vibra più come una volta", ci si lascia perché bisogna cavalcare l'onda, dobbiamo provare il brivido, l'adrenalina a tutti costi, chi se ne frega, la vita è mia e la gestisco io.
Viviamo nell'epoca di quell'odioso di Raffaele Morelli, con il suo slang "ama non pensare" e sopratutto "non siamo nati per soffrire".
Il partner ti tradisce? Ci si ostina a non accettare che l'uomo purtroppo non è di natura monogamo.
Ci hanno insegnato dalle suore che certe cose non si fanno ! (fino a quando non capita a noi, si intende).
Gesummio, si lascia subito, il giocattolo si è rotto, non si ripara, niente riciclo, niente "green economy", si butta nell'indifferenziato e via.
Non a tutti capita di disinnamorarsi e ri-innamorarsi, per il semplice motivo che la maggior parte molla prima che ciò avvenga. Conosco donne -ma anche uomini - che convivono una vita con il loro compagno, questo " miracolo"a loro è successo anche più di una volta. Per il il pregio di avere avuto pazienza, sono riuscite a far sbollire momenti critici, di crisi, di odio addirittura. Hanno saputo credere in un qualcosa perso e poi ritrovato, e non per magia ma perché hanno avuto le palle per tirare avanti.
Giusto, spesso è meglio una civile separazione, d'accordissima con Nicole, per il semplice motivo che certe cose le ho vissute sulla mia pelle anche se non direttamente. Proprio per questo ho ben chiaro per quanto riguarda me, quello che non voglio.
Ho un modestissimo parere, che prima di cambiare strada, una coppia dovrebbe fare un'indagine approfondita, un percorso per imparare a RINNOVARSI, cosa non semplice, ma questo è il trucco delle coppie che riescono a sopravvivere ai cambiamenti individuali, inevitabili.
Il problema sta proprio li, quando per qualche motivo non si cambia insieme.
Se il partner chiamiamolo più "evoluto", non ha la pazienza di aspettare l'altro che è rimasto indietro, è evidente che la coppia "scoppia".
Rinnovamento, pazienza, resilienza, ecco le parole magiche. Una bella strada in salita, peccato che di questi tempi durare fatica non piace più a nessuno, non va più di moda. Siamo portati a pensare al bene come bene -individuale- e non più di coppia. Molti si arrendono, scappano perché hanno una prospettiva diversa pensata unicamente al proprio io.
Forse sono semplicemente colpevoli di aver pensato, quando hanno intrapreso un rapporto di lunga durata, che tutto sarebbe stato bello e che bastava amarsi e il resto sarebbe venuto da se, senza durare fatica.
Si potrebbe anche dire, che i codardi alla fine, sono quelli che scappano, perché per portare avanti un matrimonio, ci vuole coraggio.
Questione di prospettive, quindi.
10 commenti:
Allora diciamo le stesse cose, anzi meglio, pensiamo le stesse cose.
Si, non ho figli , ma comprendo...Come comprendo che prima di abbandonare la nave, bisogna fare tutto il possibile e anche di più.
Dopo di ciò, si ha il dovere ed il diritto di percorrere altro.
Ah dimenticavo...io faccio parte come ben sai, dell'indefferenziato.
Meglio così s pensiamo le stesse cose.
Capisco cosa intendi per comprendere, ma non sono sicura, se tutte le donne non-mamme, comprendono quell'amore totale, di dedizione assoluta, al costo di sacrificare addirittura la propria vita.
Mentre preparavo la cena, ripensavo proprio ad una frase che venti anni fa or sono, avevo scelto per mettere sulla copertina del libretto della Messa di quel che sarebbe stato poi il mio Matrimonio. Non ricordo chi l'aveva scritta e dove l'avevo trovata, ma più o meno aveva questo senso. "scommettere tutto per realizzare l'impossibile". All'ultimo momento la cambiai, perché forse la capivamo solo noi, e poi non era molto "celebrativa".
Ogni tanto, quando ne ho bisogno, me la ripeto come un mantra.
Mi ricordo pure di questo Nicole, e mi dispiace.
Se ti può consolare, tutto quello che ho scritto fino a due secondi fa, non mi esclude dal venire prima o poi a farti compagnia.
Cercare di non farsi sopraffare dai condizionamenti esterni che questa società di "cacca" ci impone, è una lotta continua che non finisce mai.
Ma rispondo e rimango vigile, il cervello ancora in pappa non ce l'ho.
Io credo che tutto si riporti anche all'intelligenza e alla sensibilità delle persone. Ci sono donne non mamme che comprendono cosa voglia dire essere madri, perché comprendono e capiscono cosa hanno fatto le proprie madri per loro. Mia madre, per esempio, ha sacrificato la sua affermazione professionale per me, perché quando rimase incinta di me, ebbe una minaccia d'aborto, e ementre il ginecologo la spronava ad abortire e ritentare, tanto era giovane, lei con determinazione ed amore materno ha sacrificato la sua carriera per dare me alla luce. Io a torto o ragione, sono cresciuta nell'adorazione di mia madre, capendo profondamente l'enorme sacrificio che ha compiuto in nome dell'amore filiale. Ho inoltre la fortuna di avere una famiglia molto unita, i miei genitori hanno festeggiato quest'anno 32 anni di matrimonio, felice e benedetto da me e da mio fratello. Nonostante le difficoltà cui la vita ci mette davanti, loro come coppia e tutti insieme come famiglia siamo riusciti ad andare avanti. Nel 2003 la salute di mio nonno è peggiorata vertiginosamente, e mia nonna non era in grado di guardarlo e curarlo da sola, e mia madre, figlia unica, ha dovuto trasferirsi, pensavamo temporaneamente, dai miei nonni per accudire, guardare e curare mio nonno. Il temporaneamente si è trasformato lentamente in un definitivo trasferimento in pianta stabile dai miei nonni, prima fino alla dipartita di nonno, nel 2006, e poi per l'aggravarsi dell'alzehimer che nel frattempo aveva colpito nonna, fino al 2010. Mio padre ha vissuto da solo, insieme a mio fratello e fino al 2007, anno in cui mi sono sposata, con me, e poi fino a ottobre 2010 con mio fratello, vedendo mia madre 2 ore al giorno, per pranzo e per cena, ma nonostante tutto il loro matrimonio ha retto incrollabile e indissolubile e più forte di prima. Vorrei capire quanti altri uomini avrebbero accettato che la propria moglie stesse "lontana" da casa per 7 lunghissimi anni, continuando ad amarla e rispettarla come se tutto fosse normale.
Le difficoltà nella vita capitano, altrimenti non sarebbe vita, ma come ho detto da Nicole, noi stessi siamo attori e sceneggiatori della nostra vita, anche a te, qua, riporto la frase di una mia cara amica, che sicuramente avrai letto nel commento da Nicole, la quale qualche girono fa mi ha detto che il futuro ce lo costruiamo noi stessi giorno dopo giorno, ma il destino no, quello è scritto, e noi stessi, in qualità di attori e sceneggiatori viviamo la nostra vita assecondando il nostro futuro e il nostro destino, sta poi sempre a noi stessi barcamenarci nella miglior maniera possibile, compiendo le nostre scelte, immagazzinando le nostre esperienze, facendo tesoro delle consapevolezze che dall'aver vissuto la nostra vita derivano..
E' difficile percorrere percorsi in salita, ma sono essi stessi quelli da cui traiamo i maggior benefici, quelli che ci fanno dire la mia vita è meritata viverla, chi sceglie di percorrere la propria vita in discesa, quando si volterà a guardare in dietro, si accorgerà di quante cose ha lasciato e quindi ha perso, e come un treno che passa e si ferma, bisogna avere il coraggio di montarci, se non lo si fa, non è detto che si ripresenti.. Io me lo sono lasciato sfuggire due volte, lavorativamente parlando, ed ora mi lecco le ferite.
Il primo treno di un figlio mi è sfuggito dalle mani perché doveva andare così, ed è anche per quasto che anche se non sono mamma, penso di comprendere cosa vuol dire esserlo, avendone perso uno prematuramente, ora aspetto che mi capiti di poter essere felice anche io, e poter dire profondamente che so cosa significa.
Debora è proprio così...Sei ancora giovanissima, avrai altri bambini, nonostante il dolore che hai attraversato e che mi spiace non aver condiviso con na persona bella come te.
E trovo questa discussione, bellissima.
Debora il dolore che ti lascia la perdita di un figlio non nato, credo che già ti abbia lasciato un segno profondo e segnato quindi in qualche modo. Mi dispiace, deve essere stato duro, ma come ha detto Nicole, sono sicura che avrai l'occasione per poter essere felice come desideri.
Le nostre scelte, sono determinate sicuramente anche dalla nostra intelligenza e sensibilità, ma anche dai condizionamenti esterni. A volte sono quelli proprio che determinano il tutto.
Se ti è capitato di perdere il treno, non rammaricarti, si vede che quel treno è passato in un momento sbagliato e per qualche motivo non hai potuto o voluto salirci sopra.
Lascia stare i "se" e i "ma", pure io ci casco spesso in questo tranello, ma se a volte ho fatto delle scelte sbagliate è perché non avevo i mezzi giusti.
Se guardo indietro, ci sono tante cose che potevo fare e non ho fatto.
Ma ci sono anche tante cose che non dovevo fare, ma io le ho fatte.
Diciamo che sono stata sempre una scoordinata, ma mi poteva andare molto peggio.
Grazie per il tuo commento.
Grazie Nicole, si, hai ragione, è bello questo confronto...
Bello leggervi! :)
Condivido il post e apprezzo la voglia di dialogo rispettoso, alla pari che traspare dai commenti. Non è facile trovare qualcuno che non vuole semplicemente dimostrare di avere ragione a tutti i costi, svalutando l'altro.
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